mercoledì 10 dicembre 2008

Intervista al prefetto Mario Mori



Come nasce il R.O.S(Raggruppamento operativo speciale) dei Carabinieri?
Il R.o.s nasce da una serie di incontri, di discussioni già dalla fine degli anni 80. Si cercavano le forme migliori per contrastare la criminalità organizzata, cercare di capire quali erano le organizzazioni dei reparti più aderenti alla realtà. Venne creata quindi una struttura nazionale con determinati compiti, obiettivi e con una competenza specifica nella lotta alla criminalità organizzata. Contestualmente al R.O.S nascono gli altri servizi centralizzati delle forze di Polizia come lo S.C.O e il G.I.C.O. Noi Carabinieri avevamo il vantaggio di avere nell’Arma le sezioni anticrimine che erano il vecchio nucleo antiterrorismo del Generale Dalla Chiesa per cui non abbiamo fatto altro che recuperare quella struttura e inquadrarla nella nuova realtà in modo di essere rapidamente operativi sul territorio. Io ed altri ufficiali venivamo da quella esperienza ed è stato semplice riproporre quel tipo di reparto che aveva sconfitto il terrorismo, convinti che per contrastare fenomeni particolari occorressero specializzazioni particolari
Il vostro reparto con la cattura di Riina fu protagonista della prima grande vittoria dello Stato dopo le stragi del’92. Come nacque?
Quegli anni erano davvero drammatici, dopo le morti di Falcone e Borsellino lo Stato era in grande difficoltà; noi aumentammo i nostri sforzi investigativi concentrandoli sulla componente corleonese di Cosa Nostra. Mandammo degli uomini a Palermo che operarono completamente svincolati dall’organigramma dell’Arma e, sulla base di notizie che avevamo, cominciammo una lunga attività di osservazione e pedinamento che con il tempo e con il contributo indiretto di un pentito ci portò a circoscrivere una zona della città. Portammo il pentito sul posto e lui riconobbe prima la moglie di Riina Antonietta Bagarella poi lo stesso Riina che usciva da un complesso di case. Intervenimmo immediatamente riuscendo a catturarlo. Fu sicuramente un successo dovuto soprattuto all’abnegazione e alle capacità dell’ufficiale noto con il nome di Ultimo che diresse quella e tante altre operazioni.
Come mai quell’Unità non durò molto?
Strutture simili si usurano molto rapidamente, gli uomini conducono una vita difficilissima, non è come un normale servizio. Quello che ha fatto Ultimo con i suoi significa stare al lavoro 24 ore al giorno per un anno, un anno e mezzo, due anni, non si può resistere oltre misura. Forse l’errore è stato di non capire in tempo quanto il personale uscisse stressato da quegli impegni. Quei ragazzi avevano bisogno di un tempo di riposo che poteva essere recuperato in altra maniera. Quel modo di investigare richiedeva un impegno elevatissimo di uomini, di mezzi che l’Arma non poteva più sostenere, era inevitabile che finisse prima o poi.
Come si è sentito da uomo e da carabiniere dopo le accuse sulla mancata perquisizione del covo di Riina?
Deluso. Pensavamo di aver fatto le cose con correttezza e che fossimo stati capiti; probabilmente i magistrati non avevano capito completamente quello che volevamo realizzare. Queste incomprensioni nel tempo si sono incancrenite e hanno portato addirittura ad un dibattimento. Alla fine il giudice ha fatto definitivamente chiarezza sull’argomento.
Dopo l’arresto di Riina la mafia cambia da stragista a invisibile. A cosa pensa sia dovuto questo cambiamento?Alcuni sostengono che qualcuno in Cosa Nostra favorì la cattura di Riina per arrivare ad una tregua con lo Stato
Molta gente fa delle grandi teorie da dietro una scrivania, le teorie basta che non siano illogiche e stanno in piedi però poi vanno dimostrate altrimenti rimangono elucubrazioni più o meno interessanti. La mafia dopo Riina è cambiata perché con la sua cattura è iniziato il suo declino, con lui è crollato il sistema dei Corleonesi che aveva creato. I suoi successori hanno capito che quel tipo di scontro con lo Stato non poteva resistere perché sarebbe stato sicuramente perdente e hanno cercato di adattarsi; come dice il famoso detto siciliano”calati giunco che passa la piena”, hanno capito che la piena era arrivata e si sono messi sulla difensiva.
Cosa pensa delle parole dei figli di Provengano che hanno definito Falcone e Borsellino vittime sacrificali?
Mi rendo conto che un figlio ha sempre e comunque il rispetto del padre e cerca di difenderlo anche di fronte all’evidenza più macroscopicamente negativa. Falcone e Borsellino sono morti perché in quel momento lottare contro la mafia era difficile e rischiosissimo e loro ne erano consapevoli fin dall’inizio quindi meritano il rispetto imperituro della nazione. I figli di Provengano possono dire quello che vogliono ma entro i limiti ben definiti.
Cosa pensa delle varie fiction realizzate su quella stagione?
Non ho mai visto nessuna fiction, la realtà è ben altra cosa
Dopo queste fiction alcuni hanno mitizzato i mafiosi
Penso che la nostra società abbia anticorpi sufficienti e sia abbastanza matura per isolare questi casi. Non penso ci sia un movimento di simpatia consistente verso determinate figure

giovedì 17 luglio 2008

Lo sceriffo



Il 21 luglio 1979 Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo, venne assassinato da Leoluca Bagarella. Fu un colpo durissimo per gli uomini che ebbero la fortuna di lavorargli accanto, per i tanti che ebbero la fortuna di conoscerlo e soprattutto per quella Palermo semplice, operosa, desiderosa di una vita tranquilla, che si precipitò ai suoi funerali, fatto non usuale in quegli anni. Giuliano era una persona speciale, un investigatore speciale, uno di quei talenti innati che sarebbero serviti in ogni commissariato della Sicilia e non. Il soprannome di “sceriffo” gli derivava dal fatto di essere forte e impavido ma, allo stesso tempo, umano e comprensivo.
Uno sbirro all'antica, da romanzo giallo o da sceneggiato televisivo, al punto che il celebrerrimo Corrado Cattani de “La Piova” deve molto all’investigatore dai grandi baffi neri. Giuliano era abilissimo nel fare le nozze con i fichi secchi, nel cavare più di un ragno dal buco con mezzi spesso di fortuna, lontanissimi dalla moderna tecnologia e soprattutto senza i pentiti, che risulteranno decisivi nella lotta antimafia a partire dagli anni ottanta.
Fu il primo a intuire che fra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta, Palermo era diventata pedina nevralgica nello scacchiere internazionale del traffico internazionale dell'eroina. Fu il primo a intuire che a Palermo si raffinava l'oppio che arrivava abbondante dal triangolo d'oro della Thailandia, del Laos e della Birmania. E che l'eroina, una volta prodotta, doveva essere spedita da qualche parte. Grazie a lui vennero scoperti, in due valigie abbandonate sul nastro bagagli dell'aeroporto di Punta Raisi, i cinquecentomila dollari spediti come compenso dalla parte americana del traffico. Successivamente furono trovati quattro chili di eroina purissima per un valore, all'epoca, di tre miliardi.
Era la prova del 'teorema Giuliano'. Teorema che sarebbe rimasto tale se all'appello fossero mancati i soldi o la droga. Invece il teorema trovò nuova conferma quando all'aeroporto Kennedy, gli agenti dell' antinarcotici di New York furono altrettanto fortunati, riuscendo a mettere le mani sull'eroina, dal valore di dieci miliardi, appena sbarcata da Palermo.
Le intuizioni, la tenacia, l'intelligenza si coniugavano anche ad ottimi studi, all'ottima conoscenza dell'inglese, che lo aveva portato a frequentare, nel 1975, il corso dell'FBI in Virginia, unico poliziotto italiano allora prescelto. Non fu un caso che durante la sua 'reggenza' della Mobile, agenti e funzionari dell' FBI o della DEA, furono di casa. Una sinergia tanto preziosa per le indagini, quanto devastante - come abbiamo visto - per i narco trafficanti.
Aveva pestato troppi piedi Boris, toccato troppi interessi, fatto bruciare troppi capitali e chi tocca i soldi di solito muore, come gli era stato preannunciato in una telefonata alla Questura di Palermo, rivelatasi poi tragicamente veritiera. Giuliano venne colpito in un bar, dopo aver consumato l’ultimo caffè della sua vita e alle spalle, probabilmente per evitare qualsiasi reazione da lui, che era un eccellente tiratore.

martedì 15 luglio 2008

su Eluana Englaro


I grandi temi etici sono i più delicati, i più controversi, proprio perché, attenendo all’etica, alla coscienza, alle convinzioni, non hanno una giustezza univoca e si prestano a differenti letture, a diverse prospettive. Su questioni come aborto, eutanasia, pena di morte il torto e la regione si compenetrano in ogni posizione e manca una oggettiva e incontrovertibile verità.

Per questo vorrei parlare di Eluana Englaro a titolo personale, senza esprimere la posizione del mio giornale, del mio partito, dell’istituzione di cui faccio parte. Non ne parlo per ragioni politiche, non ne parlo da credente.

Eluana Englaro è una donna viva, che respira da sola, con tutte le funzioni fisiologiche sane , senza particolari cure mediche. Da 16 anni è prigioniera di uno stato di incoscienza del quale non conosciamo i contorni, ma del quale non possiamo giudicarne la dignità. Eluana ogni mattina apre gli occhi,viene lavata, girata ogni due ore nel suo letto, portata all’aria aperta. In nome di quale pietas una sentenza dovrebbe invece staccarle la spina e chiuderla in una bara? Siete sicuri che starebbe meglio qualche metro sottoterra? Caro signor Englaro a lei va tutto il mio rispetto e l’ammissione di non poter nemmeno concepire il suo dolore. Ho specificato prima che il mio è un discorso personale, senza pretese dogmatiche, ma penso proprio che se fosse capitato a mia figlia avrei preferito, sempre e comunque andarla a trovare in un letto di ospedale piuttosto che in un cimitero. Per questo motivo il mio plauso e la mia ammirazione sono per Suor Albina Corti e le altre religiose che dal 1994 ogni giorno si prendono cura di Eluana; per loro non è un vegetale ma una donna viva e come tale la trattano

giovedì 22 maggio 2008

Giorgio Almirante: l'uomo che immaginò il futuro



Le parole per descrivere Giorgio Almirante le trovò lui stesso, calzanti come un abito su misura:”Degli uomini come me si deve poter dire: era fatto per i tempi duri e difficili, era fatto per seminare e non per raccogliere, era fatto per dare e non per prendere. Vorrei tanto che si dicesse di me quello che Dante disse di Virgilio: facesti come colui che cammina di notte e porta un lume dietro di sé e con quel lume non aiuta se stesso, egli cammina al buio si apre la strada nel buio ma dietro di sé illumina gli altri”.
Almirante nel dopoguerra ebbe il non facile compito di guidare un partito collocato fuori dal cosiddetto arco costituzionale con il peccato originale di essere nato dalle ceneri di Salò. Un partito che al suo stesso interno includeva personalità ed esperienze politiche eterogenee, che moltissimi volevano sciogliere, che ebbe contrasti, scissioni e alcune frange che virarono verso la deriva terroristica. Comprese che si doveva superare l’esperienza fascista senza rinnegarne le origini, aprendo al sistema per non rimanerne esautorato. Nel 1971 il Movimento Sociale fu determinante nell’elezione del Presidente della Repubblica che portò Giovanni Leone al Quirinale, ma il suo leader non vide il vero sdoganamento del suo partito che avvenne solo nel 1993, cinque anni dopo la sua morte. Il giovane Gianfranco Fini, che Almirante aveva designato alla sua successione, anche per avere una guida non più compromessa con il regime, quell’anno correva per il Campidoglio e fu benedetto da un Silvio Berlusconi che sarebbe diventato, poco dopo, capo di un Governo che avrebbe visto, per la prima volta nell’Italia Repubblicana, Ministri della fiamma tricolore. Oggi Fini ricopre la terza carica dello Stato ed anche Roma, con Gianni Alemanno, è governata da un ex missino. Almirante preparò il terreno, seminò e lasciò raccogliere i frutti alla giovane classe dirigente cresciuta sotto la sua segreteria, con una lungimiranza e un acume politico che l’hanno fatto definire per questo”l’uomo che immaginò il futuro”. La mia età anagrafica non mi ha consentito di aver assistito ai suoi comizi, a quella celebre e riconosciuta capacità oratoria, che portava spesso anche i suoi avversari a sentirlo parlare, quasi di nascosto, in aula, ma mi consente di poterne rimpiangere le qualità umane e politiche, lo stile ed il coraggio che dimostrò , tra le altre volte, nel 1984 in occasione della morte di Enrico Berlinguer, quando si recò assieme a Pino Romualdi( anche lui scomparso 20 anni fa esatti), alle esequie del segretario comunista, appartenente anche lui ad una classe politica oggi estinta o rara come un Panda. Un gesto che fu ricambiato quattro anni dopo da Nilde Jotti e Giancarlo Pajetta, quando i due fondatori del MSI si spensero a distanza di un giorno l’uno dall’altro.

venerdì 18 aprile 2008

60 anni fa il primo Parlamento della Repubblica



Il 18 aprile di sessant’anni fa le prime votazioni regolate dalla Costituzione, entrata in vigore all’inizio dell’anno, eleggevano il primo Parlamento dell’Italia repubblicana. Le precedenti consultazioni del 2 giugno 1946, oltre alla composizione dell’Assemblea Costituente e alla nuova forma istituzionale dello Stato, avevano determinato la rinascita dei partiti di massa, collocando al centro del sistema politico tre partiti che, sommati, inquadravano oltre tre milioni di italiani: La Democrazia Cristiana, il Partito Comunista ed il Partito Socialista. I primi due avrebbero dominato gli oltre quarant’anni della Prima Repubblica, fondata su un bipartitismo imperfetto che non vide mai i comunisti alternativa di governo alla Democrazia Cristiana.
Dopo due anni di lavori per la nuova carta costituzionale, i due principali partiti si presentarono al giudizio degli italiani contrapposti, alternativi, espressioni, più o meno fedeli , dei due blocchi in cui si era demarcato il mondo della Guerra Fredda: liberale, atlantica, egemone agli Stati Uniti la DC, socialista e filosovietico il PCI. Il terzo polo socialista, invece, si divise tra la corrente socialdemocratica del futuro Capo dello Stato Giuseppe Saragat, profondamente distante dai comunisti e parte di molti futuri esecutivi, e il resto del partito, che confluì nel Fronte Democratico Popolare, la coalizione elettorale che accorpava socialisti e comunisti.
La campagna elettorale fu accesa e assunse toni epici, specialmente da parte democristiana, che basò la propaganda sull’equazione Fronte Popolare=Stalin, evocando, con iperboli e manifesti particolarmente efficaci, lo spettro cupo di un totalitarismo ateo. I cattolici ebbero gioco facile anche per alcune circostanze contingenti favorevoli come il colpo di Stato comunista di Praga del febbraio 1948.
Le urne consegnarono alla DC quasi 13 milioni di voti, il 48,51% e 306 seggi alla Camera, 10milioni di voti e 131 seggi al Senato che, in quelle elezioni, fu il più numeroso della storia in quanto incluse, secondo la terza disposizione transitoria della Costituzione, di diritto e solo per la prima Legislatura, anche i perseguitati dal Fascismo, coloro che erano stati destituiti dalla seduta della Camera del 9 novembre 1926, i membri del disciolto Senato del Regno d'Italia, per un totale di 106 eletti che portarono il totale a 343 Senatori.
Il Fronte popolare rimase staccato di circa 4milioni di voti in entrambi i rami del Parlamento. I socialisti rimasero fuori dal Governo fino al 1963, i Comunisti fino al 1996 ma non con il Partito Comunista che si sciolse nel 1991, ma con il suo erede, il Partito Democratico della Sinistra, che entrò nel primo esecutivo di Romano Prodi.
Manuel Fondato

martedì 8 aprile 2008

Rivista Modello Roma


Roma e il Lazio saranno decisivi per spostare l'ago della bilancia del Senato. Roma da sempre è un laboratorio politico, da qui sono partite o ripartite le carriere politiche di Rutelli e Veltroni. Entrambi, dopo il doppio mandato da Sindaco(nel caso di Veltroni non completato), hanno avuto disco verde per la scalata alla Presidenza del Consiglio. Rutelli ha fallito, Veltroni, secondo i sondaggi, fallirà. Gli otto anni del primo, i sette del secondo lasciano aperta la questione del Modello Roma, una bufala mediatica o un'effettiva stagione di rilancio per la Capitale? Le percentuali bulgare con cui era stato rieletto, nel 2006, l'attuale leader del PD non lascerebbero dubbi: Roma è stata ben amministrata. Ma poi molti nodi sono venuti al pettine, i tappeti rossi e le notti bianche hanno lasciato posto a degrado, fatti di cronaca sempre più violenti, campi nomadi e sovrappopolamento che ha generato favelas e baraccopoli lungo le sponde del Tevere. Possibile quindi che ai romani basti qualche buon concerto e la Festa del Cinema per giudicare positivamente il loro primo cittadino? Oppure non erano a conoscenza del reale stato della loro città, talmente estesa da essere ingovernabile? Di oggettivo e inoppugnabile c'è l'iniziativa di Silvio Berlusconi, che ha allegato una sua lettera ai romani ad una rivista fotografica che ha spedito a tutte le famiglie capitoline. La rivista dal titolo"C'era una volta il Modello Roma di Veltroni e Rutelli" non è altro che il semplice assemblamento di un anno di articoli e fotografie dei cronisti di quasi tutti i principali giornali: Il Corriere della Sera, il Messaggero, La Repubblica, il Corriere della Sera,il Tempo e perfino l'Unità. Un omaggio al diritto di cronaca e alla libertà di stampa difficilmente contestabile. Eppure la reazione del centrosinistra è stata di rara aggressività verbale, si è parlato di caricatura, di insulti, di ignobile lettera, fino al forzato parallelismo PDL-Lega. Lega che non ha mai amministrato una città sotto la linea gotica. Un'associazione di giornalisti, Lettera 22, ha anche commentato così l'iniziativa di un sedicente candidato al Municipio XII° che, alla ricerca delle ultime preferenze, non ha trovato nulla di meglio che organizzare un punto di raccolta dove mandare al macero la rivista per una fantomatica raccolta differenziata:"Quando la cronaca non piace, dalmacero al falò il passo è breve. La libertà d'informazione non può essere 'partigiana'. Invitiamo la forza politica promotrice di tale iniziativa a ripensare a questa raccolta riciclata."
La parola sta per tornare agli elettori, come sempre gli unici arbitri di ogni contesa democratica. Resta però forte il sospetto che in passato si sia tentato in tutti i modi a Roma di nascondere la polvere sotto il tappeto.

mercoledì 2 aprile 2008

SIMULAZIONE SENATO

Come si sa, il Senato è eletto su base regionale, e non nazionale (come avviene, invece, per la Camera); pertanto, per conoscere i risultati, sarà necessario vedere l’esito delle elezioni regione per regione.
In ogni Regione, la lista o coalizione di liste vincente si aggiudica il premio di maggioranza (almeno il 55% dei seggi della Regione); le altre liste (superiori all’8%) o coalizioni (superiori al 20%) si spartiscono i restanti seggi; se però, in base ai rapporti di forza, la lista/coalizione vincente superasse il 55% dei seggi (“sfondando” il premio), la ripartizione sarebbe proporzionale, e cioè alla lista/coalizione vincente andranno + seggi del premio, perché ne ha diritto, avendolo superato
VALLE D'AOSTA
A differenza delle altre regioni, la Val d’Aosta usa un altro sistema elettorale: il maggioritario uninominale semplice all’inglese; ciò è necessario, in quanto, per popolazione, a questa Regione spetta 1 solo seggio, eletto, va da sé, al maggioritario. Data l’alleanza del centrosinistra con la parte (cospicua) della ex “Union Valdotaine”, schieratasi a sinistra, e dato che il centrodestra non è stato capace di allearsi a quel che resta dello storico partito autonomista regionale, il seggio sarà sicuramente appannaggio della coalizione Veltroni.
PIEMONTE
In Piemonte, il centrodestra (Pdl + Lega) ha la vittoria assicurata (vincerebbe persino in caso di sorpasso nazionale di Veltroni) e pertanto si aggiudica i 13 seggi (sul totale regionale di 22) del “premio”; l’Udc non ha nessuna possibilità di fare l’8%; l’unico dubbio riguarda la Sinistra Arcobaleno, se supererà o meno l’8%: se si, otterrà 2 seggi (sottraendoli così al Pd, che ne avrebbe in tal caso 7); se no, il Pd otterrà tutti gli altri 9
2 le ipotesi portate (data per scontata la vittoria in Piemonte di Berlusconi): 1) la Sin. Arcobaleno non supera l’8%; 2) la Sin. Arcobaleno supera l’8%;
LIGURIA
In Liguria, la situazione è piuttosto incerta, e densa di incognite. Sia il centrosinistra di Veltroni, sia il centrodestra di Berlusconi possono vincere, e aggiudicarsi il premio di 5 seggi (su 8 totali). E’ altresì piuttosto probabile (ma non certo) che la Sinistra Arcobaleno superi l’8% e ottenga così 1 dei 3 seggi riservati alle minoranze (il maggior perdente – Veltroni o Berlusconi- si fermerebbe così a 2 seggi); nessuna speranza per l’Udc. Ad oggi il centrodestra sarebbe in leggero vantaggio (circa 4 punti %).
Abbiamo portato 4 casi (relativi, ovviamente alla Liguria): 1) vince Veltroni, e la Sin. Arcobaleno supera l’8%; 2) vince Veltroni, e la Sin. Arcobaleno non supera l’8%; 3) vince Berlusconi, e la Sin. Arcobaleno non supera l’8%; 4) vince Berlusconi, e la Sin. Arcobaleno supera l’8%;
LOMBARDIA
La vittoria di Berlusconi non è mai stata in discussione, e anche con un margine molto netto (superiore ai 20 punti in %), tale da “sfondare” il premio (che in ogni caso sarebbe di 26 seggi su 47); nessuna speranza per l’Udc; remotissime le speranze per la Sin. Arcobaleno di fare l’ 8% (in Lombardia la Sin. Arcobaleno ha un risultato inferiore di almeno l’1% alla media nazionale; e coi sondaggi nazionali che per il partito di Bertinotti oscillano intorno al 7%, non credo proprio che in Lombardia possa fare l’8: dovrebbe superare il 9% nazionale, davvero molto difficile che ciò avvenga). Se però la Sin. Arcobaleno superasse l’8%, il centrodestra non riuscirebbe più a “sfondare” il premio, e si dovrebbe accontentare di 26 seggi
3 ipotesi : 1) La sin. Arcobaleno supera l’8%; 2) La Sin. Arcobaleno non supera l’8%, ma Veltroni rimonta e riduce un po’ il distacco; 3) la situazione resta più o meno come ora
VENETO
La vittoria di Berlusconi non è mai stata in discussione, e anche con un margine molto netto (intorno ai 20 punti%) tale da poter “sfondare” il premio (in ogni caso sarebbe di 14 seggi su 24); non credo vi siano speranze per l’Udc (il cui gruppo dirigente è passato per intero al PDL), nonostante i sondaggi non escludano la possibilità dell’8%; impossibilità per la Sin. Arcobaleno di fare l’8%
3 casi: 1) Veltroni rimonta e riduce un po’ il distacco, e l’Udc non fa l’8%; 2) l’Udc fa l’8% (un’eventuale rimonta di Veltroni è ininfluente); 3) la situazione resta più o meno come ora
TRENTINO
La vittoria di Berlusconi non è mai stata in discussione, e anche con un margine molto netto (intorno ai 20 punti%) tale da poter “sfondare” il premio (in ogni caso sarebbe di 14 seggi su 24); non credo vi siano speranze per l’Udc (il cui gruppo dirigente è passato per intero al PDL), nonostante i sondaggi non escludano la possibilità dell’8%; impossibilità per la Sin. Arcobaleno di fare l’8%
3 casi: 1) Veltroni rimonta e riduce un po’ il distacco, e l’Udc non fa l’8%; 2) l’Udc fa l’8% (un’eventuale rimonta di Veltroni è ininfluente); 3) la situazione resta più o meno come ora
FIULI VENEZIA GIULIA
In Friuli/Venezia Giulia, il centrodestra (Pdl + Lega) ha la vittoria assicurata (vincerebbe persino in caso di sorpasso nazionale di Veltroni) e pertanto si aggiudica i 4 seggi (sul totale regionale di 7) del “premio”; Udc e Sinistra Arcobaleno non hanno nessuna possibilità di fare l’8%;
Unica possibilità: 3 seggi a Veltroni e 4 a Berlusconi
EMILIA ROMAGNA
Non è in discussione la vittoria del centrosinistra; nessuna speranza per l’Udc; il superamento dell’8% da parte della Sin. Arcobaleno è la principale incognita: se lo supera, si aggiudica 2 seggi, lasciando al Pdl gli altri 7 delle minoranze, e al Pd i 12 (su 21) del premio, indipendentemente dalle performance di Veltroni e Berlusconi; in caso contrario, le sole 2 coalizioni principali si spartiranno i 21 seggi: 12 (o 13 se aumenta di 3 punti, sottraendoli al centrodestra) al Pd, 9 (o 8 in caso di rimonta veltroniana) al Pdl.
3, dunque, i casi che si prospettano: 1) Veltroni rimonta e “sfonda” il premio, (e la Sin. Arcobaleno non fa l’8%); 2) la Sin. Arcobaleno fa l’8%, e diventa superflua l’eventuale rimonta di Veltroni; 3) la situazione resta come ora, ma la Sin. Arcobaleno resta sotto l’8%
TOSCANA
Certa la vittoria del centrosinistra, che si aggiudica il premio(10 seggi su 18); certo il superamento dell’8% da parte della Sin. Arcobaleno; nessuna speranza per l’Udc.
Unica ipotesi: Pd 10 seggi; Pdl 6; Sin. Arcobaleno 2
UMBRIA
Certa la vittoria del centrosinistra, che si aggiudica il premio(4 seggi su 7); certo il superamento dell’8% da parte della Sin. Arcobaleno; nessuna speranza per l’Udc.
Unica ipotesi: Pd 4 seggi; Pdl 2; Sin. Arcobaleno 1
MARCHE
Nonostante certi sondaggi segnalino una qualche incertezza, non credo vi siano dubbi sulla vittoria del centrosinistra, che pertanto si aggiudicherebbe il premio (5 seggi su 8). Buone possibilità per la Sin. Arcobaleno di fare l’8% (ma non è certissimo); qualche possibilità anche per l’Udc; se dovesse fare l’8% una di queste 2 forze, toglierebbe 1 seggio al Pdl, se lo dovessero fare entrambe, la migliore delle 2 toglierebbe il seggio al Pdl (anche se cioè entrambe superassero l’8%, il Pdl avrebbe comunque almeno 2 seggi).
5 i casi possibili (esclusa la vittoria di Berlusconi, se no sarebbero 10), ma sono assimilabili a 3:
1 e 1/bis) la Sin. Arcobaleno supera l’8% e l’Udc no; o entrambe lo superano e la Sin. Arcobaleno fa meglio dell’Udc; 2 e 2/bis) l’Udc supera l’8% e la Sin. Arcobaleno no; o entrambe lo superano e l’Udc fa meglio della Sin. Arcobaleno; 3) Né Udc, né Sin. Arcobaleno fanno l’8%
SARDEGNA
In Sardegna, la situazione è piuttosto incerta, anche se nel quartier generale di Veltroni si dà la Regione per persa. Secondo me, sia il centrosinistra di Veltroni, sia il centrodestra di Berlusconi possono vincere, e aggiudicarsi il premio di 5 seggi (su 9 totali). Ma Udc e Sin. Arcobaleno oscillano pericolosamente attorno all’8% Ad oggi il centrodestra sarebbe in leggero vantaggio (circa 5 punti %).
Abbiamo portato 10 casi, che si possono ridurre a 6: 1 e 1/bis) vince Veltroni, la Sin. Arcobaleno supera l’8%, e l’Udc no, o pur superandolo ottiene meno voti della Sin. Arcobaleno; 2 e 2/bis) vince Veltroni, l’Udc supera l’8% e la Sin. Arcobaleno no, o pur superandolo ottiene meno voti dell’Udc; 3) vince Veltroni, e né Udc né Sin. Arcobaleno superano l’8%; 4) vince Berlusconi, e né Udc né Sin. Arcobaleno superano l’8%; 5 e 5/bis) vince Berlusconi, la Sin. Arcobaleno supera l’8%, e l’Udc no, o pur superandolo ottiene meno voti della Sin. Arcobaleno; 6 e 6/bis) vince Berlusconi, l’Udc supera l’8% e la Sin. Arcobaleno no, o pur superandolo ottiene meno voti dell’Udc
LAZIO
Nel Lazio, la situazione è piuttosto incerta. Sia il centrosinistra di Veltroni, sia il centrodestra di Berlusconi possono vincere, e aggiudicarsi il premio di 15 seggi (su 27 totali). Nessuna speranza per l’Udc, ma la Sin. Arcobaleno oscilla pericolosamente attorno all’8% Ad oggi il centrodestra sarebbe in leggero vantaggio (circa 2 punti %).
Abbiamo 4 casi: 1) vince Veltroni, e la Sin. Arcobaleno supera l’8%; 2) vince Veltroni, e la Sin. Arcobaleno non supera l’8%; 3) vince Berlusconi, e la Sin. Arcobaleno non supera l’8%; 4) vince Berlusconi, e la Sin. Arcobaleno supera l’8%
ABRUZZO
In Abruzzo, la situazione è piuttosto incerta, e densa di incognite. Sia il centrosinistra di Veltroni, sia il centrodestra di Berlusconi possono vincere, e aggiudicarsi il premio di 4 seggi (su 7 totali). Ma Udc e Sin. Arcobaleno oscillano pericolosamente attorno all’8% Ad oggi il centrodestra sarebbe in leggero vantaggio (circa 2 punti %).
Abbiamo portato 10 casi, che si possono ridurre a 6: 1 e 1/bis) vince Veltroni, la Sin. Arcobaleno supera l’8%, e l’Udc no, o pur superandolo ottiene meno voti della Sin. Arcobaleno; 2 e 2/bis) vince Veltroni, l’Udc supera l’8% e la Sin. Arcobaleno no, o pur superandolo ottiene meno voti dell’Udc; 3) vince Veltroni, e né Udc né Sin. Arcobaleno superano l’8%; 4) vince Berlusconi, e né Udc né Sin. Arcobaleno superano l’8%; 5 e 5/bis) vince Berlusconi, la Sin. Arcobaleno supera l’8%, e l’Udc no, o pur superandolo ottiene meno voti della Sin. Arcobaleno; 6 e 6/bis) vince Berlusconi, l’Udc supera l’8% e la Sin. Arcobaleno no, o pur superandolo ottiene meno voti dell’Udc
MOLISE
In Molise, si eleggono 2 soli senatori, e siccome nessuna delle 2 coalizioni ha un vantaggio sull’altra tale da poterseli aggiudicare entrambi, andranno 1 a testa tra Veltroni e Berlusconi. Nessuna speranza per le altre formazioni politiche
CAMPANIA
In Campania, il centrodestra (Pdl + Mpa) ha la vittoria assicurata (vincerebbe persino in caso di sorpasso nazionale di Veltroni) e pertanto si aggiudica i 17 seggi (sul totale regionale di 30) del “premio”; Udc e Sinistra Arcobaleno oscillano attorno all’8%.
4 i casi portati (data per scontata la vittoria di Berlusconi): 1) né Sin. Arcobaleno né Udc superano l’8%; 2) la Sin. Arcobaleno supera l’8% e l’Udc no; 3) l’Udc supera l’8% e la Sin. Arcobaleno no; 4) Udc e Sin. Arcobaleno superano entrambe l’8%
PUGLIA
In Puglia, il centrodestra (Pdl + Mpa) ha la vittoria assicurata (vincerebbe persino in caso di sorpasso nazionale di Veltroni) e pertanto si aggiudica i 12 seggi (sul totale regionale di 21) del “premio”; nessuna speranza per la Sin. Arcobaleno; l’Udc oscilla attorno all’8%
Dando per scontata la vittoria di Berlusconi, si prospettano 2 casi: 1) l’Udc non supera l’8%; 2) l’Udc supera l’8%
BASILICATA
Anche se certi sondaggi segnalano qualche incertezza, (uno del quotidiano della Basilicata, tendente al centrosinistra, dà a Veltroni solo l’1,5% di vantaggio) non credo sia in discussione la vittoria del centrosinistra, (che si aggiudicherebbe il premio, di 4 seggi su 7); Udc e Sin. Arcobaleno oscillano entrambe attorno all’8%; se una di queste 2 forze dovesse fare l’8%, toglierebbe 1 seggio al Pdl; se lo dovessero fare entrambe, la migliore delle 2 toglierebbe il seggio al Pdl (anche se cioè entrambe superassero l’8%, il Pdl avrebbe comunque almeno 2 seggi).
5 i casi possibili (esclusa la vittoria di Berlusconi, se no sarebbero 10), ma sono assimilabili a 3: 1 e 1/bis) la Sin. Arcobaleno supera l’8% e l’Udc no; o entrambe lo superano e la Sin. Arcobaleno fa meglio dell’Udc; 2 e 2/bis) l’Udc supera l’8% e la Sin. Arcobaleno no; o entrambe lo superano e l’Udc fa meglio della Sin. Arcobaleno; 3) Né Udc, né Sin. Arcobaleno fanno l’8%
CALABRIA
Anche se certi sondaggi segnalano un buon vantaggio del centrodestra, (uno del quotidiano della Calabria, tendente al centrosinistra, dà a Berlusconi ben il 9% di vantaggio) credo che la situazione sia piuttosto incerta. E’ importante vincere in Calabria: chi lo fa si aggiudica il premio, di 6 seggi su 10; Udc e Sin. Arcobaleno oscillano entrambe attorno all’8%; se una di queste 2 forze dovesse fare l’8%, toglierebbe 1 seggio allo sconfitto principale; se lo dovessero fare entrambe, la migliore delle 2 toglierebbe il seggio allo sconfitto (anche se cioè entrambe superassero l’8%, lo sconfitto avrebbe comunque almeno 3 seggi).
Abbiamo portato 10 casi, che si possono ridurre a 6: 1 e 1/bis) vince Veltroni, la Sin. Arcobaleno supera l’8%, e l’Udc no, o pur superandolo ottiene meno voti della Sin. Arcobaleno; 2 e 2/bis) vince Veltroni, l’Udc supera l’8% e la Sin. Arcobaleno no, o pur superandolo ottiene meno voti dell’Udc; 3) vince Veltroni, e né Udc né Sin. Arcobaleno superano l’8%; 4) vince Berlusconi, e né Udc né Sin. Arcobaleno superano l’8%; 5 e 5/bis) vince Berlusconi, la Sin. Arcobaleno supera l’8%, e l’Udc no, o pur superandolo ottiene meno voti della Sin. Arcobaleno; 6 e 6/bis) vince Berlusconi, l’Udc supera l’8% e la Sin. Arcobaleno no, o pur superandolo ottiene meno voti dell’Udc
SICILIA
Non è in discussione la vittoria di Berlusconi (quasi 20 punti di vantaggio) che pertanto si aggiudica il “premio” di 15 seggi (su 26); nessuna possibilità per la Sin. Arcobaleno, molto probabile che l’Udc superi l’8%, c’è un dubbio se in base alle proporzioni tra Udc e Veltroni il partito di Casini farà 2 o 3 seggi
3 i casi portati (scontata la vittoria di Berlusconi): 1) l’Udc va maluccio e fa solo 2 seggi; 2) buon risultato per l’Udc che fa 3 seggi; 3) l’Udc non fa l’8% e Berlusconi “sfonda” il premio.
ESTERO
4 le ripartizioni della circoscrizione Estero: Europa e Sud America hanno 2 seggi a testa; Nord America e Resto del Mondo ne hanno 1 a testa
Nessun dubbio sull’Europa (1 a 1 tra Veltroni e Berlusconi) e sul Nord America (il seggio se lo aggiudica Berlusconi); per quanto riguarda gli altri 3 seggi, nel resto del mondo il seggio è in bilico tra i 2 schieramenti; in Sud America i seggi sono 2, per 3 schieramenti tutti competitivi (Berlusconi, Veltroni e Pallaro)
5 i casi possibili
4 le ripartizioni della circoscrizione Estero: Europa e Sud America hanno 2 seggi a testa; Nord America e Resto del Mondo ne hanno 1 a testa
Nessun dubbio sull’Europa (1 a 1 tra Veltroni e Berlusconi) e sul Nord America (il seggio se lo aggiudica Berlusconi); per quanto riguarda gli altri 3 seggi, nel resto del mondo il seggio è in bilico tra i 2 schieramenti; in Sud America i seggi sono 2, per 3 schieramenti tutti competitivi (Berlusconi, Veltroni e Pallaro)
5 i casi possibili
Formazione politica seggi (min) seggi (max)
Sinistra Arcobaleno 3 19
Pd + Di Pietro + SVP 121 153
Pallaro 0 1
Udc 0 15
Pdl + Lega + Mpa 145 173