martedì 15 luglio 2008

su Eluana Englaro


I grandi temi etici sono i più delicati, i più controversi, proprio perché, attenendo all’etica, alla coscienza, alle convinzioni, non hanno una giustezza univoca e si prestano a differenti letture, a diverse prospettive. Su questioni come aborto, eutanasia, pena di morte il torto e la regione si compenetrano in ogni posizione e manca una oggettiva e incontrovertibile verità.

Per questo vorrei parlare di Eluana Englaro a titolo personale, senza esprimere la posizione del mio giornale, del mio partito, dell’istituzione di cui faccio parte. Non ne parlo per ragioni politiche, non ne parlo da credente.

Eluana Englaro è una donna viva, che respira da sola, con tutte le funzioni fisiologiche sane , senza particolari cure mediche. Da 16 anni è prigioniera di uno stato di incoscienza del quale non conosciamo i contorni, ma del quale non possiamo giudicarne la dignità. Eluana ogni mattina apre gli occhi,viene lavata, girata ogni due ore nel suo letto, portata all’aria aperta. In nome di quale pietas una sentenza dovrebbe invece staccarle la spina e chiuderla in una bara? Siete sicuri che starebbe meglio qualche metro sottoterra? Caro signor Englaro a lei va tutto il mio rispetto e l’ammissione di non poter nemmeno concepire il suo dolore. Ho specificato prima che il mio è un discorso personale, senza pretese dogmatiche, ma penso proprio che se fosse capitato a mia figlia avrei preferito, sempre e comunque andarla a trovare in un letto di ospedale piuttosto che in un cimitero. Per questo motivo il mio plauso e la mia ammirazione sono per Suor Albina Corti e le altre religiose che dal 1994 ogni giorno si prendono cura di Eluana; per loro non è un vegetale ma una donna viva e come tale la trattano

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