venerdì 18 aprile 2008

60 anni fa il primo Parlamento della Repubblica



Il 18 aprile di sessant’anni fa le prime votazioni regolate dalla Costituzione, entrata in vigore all’inizio dell’anno, eleggevano il primo Parlamento dell’Italia repubblicana. Le precedenti consultazioni del 2 giugno 1946, oltre alla composizione dell’Assemblea Costituente e alla nuova forma istituzionale dello Stato, avevano determinato la rinascita dei partiti di massa, collocando al centro del sistema politico tre partiti che, sommati, inquadravano oltre tre milioni di italiani: La Democrazia Cristiana, il Partito Comunista ed il Partito Socialista. I primi due avrebbero dominato gli oltre quarant’anni della Prima Repubblica, fondata su un bipartitismo imperfetto che non vide mai i comunisti alternativa di governo alla Democrazia Cristiana.
Dopo due anni di lavori per la nuova carta costituzionale, i due principali partiti si presentarono al giudizio degli italiani contrapposti, alternativi, espressioni, più o meno fedeli , dei due blocchi in cui si era demarcato il mondo della Guerra Fredda: liberale, atlantica, egemone agli Stati Uniti la DC, socialista e filosovietico il PCI. Il terzo polo socialista, invece, si divise tra la corrente socialdemocratica del futuro Capo dello Stato Giuseppe Saragat, profondamente distante dai comunisti e parte di molti futuri esecutivi, e il resto del partito, che confluì nel Fronte Democratico Popolare, la coalizione elettorale che accorpava socialisti e comunisti.
La campagna elettorale fu accesa e assunse toni epici, specialmente da parte democristiana, che basò la propaganda sull’equazione Fronte Popolare=Stalin, evocando, con iperboli e manifesti particolarmente efficaci, lo spettro cupo di un totalitarismo ateo. I cattolici ebbero gioco facile anche per alcune circostanze contingenti favorevoli come il colpo di Stato comunista di Praga del febbraio 1948.
Le urne consegnarono alla DC quasi 13 milioni di voti, il 48,51% e 306 seggi alla Camera, 10milioni di voti e 131 seggi al Senato che, in quelle elezioni, fu il più numeroso della storia in quanto incluse, secondo la terza disposizione transitoria della Costituzione, di diritto e solo per la prima Legislatura, anche i perseguitati dal Fascismo, coloro che erano stati destituiti dalla seduta della Camera del 9 novembre 1926, i membri del disciolto Senato del Regno d'Italia, per un totale di 106 eletti che portarono il totale a 343 Senatori.
Il Fronte popolare rimase staccato di circa 4milioni di voti in entrambi i rami del Parlamento. I socialisti rimasero fuori dal Governo fino al 1963, i Comunisti fino al 1996 ma non con il Partito Comunista che si sciolse nel 1991, ma con il suo erede, il Partito Democratico della Sinistra, che entrò nel primo esecutivo di Romano Prodi.
Manuel Fondato

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