

Le parole per descrivere Giorgio Almirante le trovò lui stesso, calzanti come un abito su misura:”Degli uomini come me si deve poter dire: era fatto per i tempi duri e difficili, era fatto per seminare e non per raccogliere, era fatto per dare e non per prendere. Vorrei tanto che si dicesse di me quello che Dante disse di Virgilio: facesti come colui che cammina di notte e porta un lume dietro di sé e con quel lume non aiuta se stesso, egli cammina al buio si apre la strada nel buio ma dietro di sé illumina gli altri”.
Almirante nel dopoguerra ebbe il non facile compito di guidare un partito collocato fuori dal cosiddetto arco costituzionale con il peccato originale di essere nato dalle ceneri di Salò. Un partito che al suo stesso interno includeva personalità ed esperienze politiche eterogenee, che moltissimi volevano sciogliere, che ebbe contrasti, scissioni e alcune frange che virarono verso la deriva terroristica. Comprese che si doveva superare l’esperienza fascista senza rinnegarne le origini, aprendo al sistema per non rimanerne esautorato. Nel 1971 il Movimento Sociale fu determinante nell’elezione del Presidente della Repubblica che portò Giovanni Leone al Quirinale, ma il suo leader non vide il vero sdoganamento del suo partito che avvenne solo nel 1993, cinque anni dopo la sua morte. Il giovane Gianfranco Fini, che Almirante aveva designato alla sua successione, anche per avere una guida non più compromessa con il regime, quell’anno correva per il Campidoglio e fu benedetto da un Silvio Berlusconi che sarebbe diventato, poco dopo, capo di un Governo che avrebbe visto, per la prima volta nell’Italia Repubblicana, Ministri della fiamma tricolore. Oggi Fini ricopre la terza carica dello Stato ed anche Roma, con Gianni Alemanno, è governata da un ex missino. Almirante preparò il terreno, seminò e lasciò raccogliere i frutti alla giovane classe dirigente cresciuta sotto la sua segreteria, con una lungimiranza e un acume politico che l’hanno fatto definire per questo”l’uomo che immaginò il futuro”. La mia età anagrafica non mi ha consentito di aver assistito ai suoi comizi, a quella celebre e riconosciuta capacità oratoria, che portava spesso anche i suoi avversari a sentirlo parlare, quasi di nascosto, in aula, ma mi consente di poterne rimpiangere le qualità umane e politiche, lo stile ed il coraggio che dimostrò , tra le altre volte, nel 1984 in occasione della morte di Enrico Berlinguer, quando si recò assieme a Pino Romualdi( anche lui scomparso 20 anni fa esatti), alle esequie del segretario comunista, appartenente anche lui ad una classe politica oggi estinta o rara come un Panda. Un gesto che fu ricambiato quattro anni dopo da Nilde Jotti e Giancarlo Pajetta, quando i due fondatori del MSI si spensero a distanza di un giorno l’uno dall’altro.

1 commento:
Caro Manuel,
condivido una minima parte del tuo post, certamente non il titolo nè la parte intermedia.
Ho avuto l'opportunità di essere presente a moltissimi comizi di Almirante, che considero l'Uomo migliore che la politica italiana abbia mai espresso. In assoluto. E' stato un faro per una Comunità e per molte generazioni ancora adesso.
Ti dirò: sono stato assunto da lui. Ed ero lì a villa del Rosario, sulla Flaminia, il giorno che è venuto a mancare.
Ti posso dire che, purtroppo, Giorgio Almirante, aldilà della facile retorica, non immaginò il futuro. Perché se lo avesse immaginato, se avesse immaginato quello che avrebbero combinato, dopo di lui, Fini, Alemanno, La Russa e tanti altri che hanno sdirazzato in modo indegno tradendo lo spirito della Comunità, i camerati, il senso di appartenenza a un gruppo che è passato attraverso l'inferno, beh, forse Giorgio Almirante li avrebbe presi a calci prima.
E ti assicuro che questa è una domanda che frulla in testa a tanta gente dell'ambiente. Come ha potuto, Almirante, non capire a chi stava passando la guida della Comunità.
Sono sicuro che oggi, guardando questa gente, molti dei quali finiti persino indagati per tangenti, avrebbe un moto di rabbia al pensiero di come questi individui in cui lui certamente non si riconoscerebbe mai, hanno schizzato di fango una Comunità, gli ex ragazzi che hanno preso tante botte negli anni di piombo e quelli che hanno perduto la vita non certo per portare sulle comode poltrone del potere i vari Fini, Alemanno, La Russa e via dicendo e per permettere loro di arricchirsi alle spalle dei poveracci. Che vergogna.
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