
Ci sono giorni che, con la loro dirompente portata, segnano una linea di demarcazione netta tra un prima e un dopo. Il 16 marzo 1978 è tra questi. Quella mattina, in soli tre minuti, cinque uomini vengono strappati alla vita sotto una pioggia di proiettili mentre Aldo Moro viene sequestrato, per morire, anche lui, 55 giorni dopo. Via Fani spacca in due la storia dell’Italia, tra i primi tre decenni di Repubblica e un successivo trentennio di difficile e incompiuta transizione verso una Seconda Repubblica. L’attacco al cuore dello Stato, al tempo stesso culmine e declino delle Brigate Rosse, ha cambiato il successivo corso degli eventi, ha segnato e colpito la società civile di un Paese che si scopriva vulnerabile come mai. Le libere istituzioni hanno retto, ma ad un prezzo elevatissimo. In questo numero però vogliamo ricordare Oreste, Domenico, Francesco, Giulio e Raffaele. La”scorta di Moro”di cui pochi ricordano i nomi e nessuno la storia. La storia di cinque uomini che erano padri, figli, mariti, fratelli. Ho incontrato la vedova di Domenico Ricci, il più anziano nella tutela al Presidente della DC, per raccontarvene almeno una .Vorrei contrapporre la dignità, la discrezione e la semplicità di Maria Ricci all’arroganza, alle lezioni universitarie e alla ribalta di chi ha fatto crescere i suoi due figli senza padre. Noi preferiamo raccontare le vittime. Dei carnefici sapete già troppo.
Oreste Leonardi
Domenico Ricci
Giulio Rivera
Francesco Zizzi
Raffaele Iozzino

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