giovedì 17 luglio 2008

Lo sceriffo



Il 21 luglio 1979 Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo, venne assassinato da Leoluca Bagarella. Fu un colpo durissimo per gli uomini che ebbero la fortuna di lavorargli accanto, per i tanti che ebbero la fortuna di conoscerlo e soprattutto per quella Palermo semplice, operosa, desiderosa di una vita tranquilla, che si precipitò ai suoi funerali, fatto non usuale in quegli anni. Giuliano era una persona speciale, un investigatore speciale, uno di quei talenti innati che sarebbero serviti in ogni commissariato della Sicilia e non. Il soprannome di “sceriffo” gli derivava dal fatto di essere forte e impavido ma, allo stesso tempo, umano e comprensivo.
Uno sbirro all'antica, da romanzo giallo o da sceneggiato televisivo, al punto che il celebrerrimo Corrado Cattani de “La Piova” deve molto all’investigatore dai grandi baffi neri. Giuliano era abilissimo nel fare le nozze con i fichi secchi, nel cavare più di un ragno dal buco con mezzi spesso di fortuna, lontanissimi dalla moderna tecnologia e soprattutto senza i pentiti, che risulteranno decisivi nella lotta antimafia a partire dagli anni ottanta.
Fu il primo a intuire che fra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta, Palermo era diventata pedina nevralgica nello scacchiere internazionale del traffico internazionale dell'eroina. Fu il primo a intuire che a Palermo si raffinava l'oppio che arrivava abbondante dal triangolo d'oro della Thailandia, del Laos e della Birmania. E che l'eroina, una volta prodotta, doveva essere spedita da qualche parte. Grazie a lui vennero scoperti, in due valigie abbandonate sul nastro bagagli dell'aeroporto di Punta Raisi, i cinquecentomila dollari spediti come compenso dalla parte americana del traffico. Successivamente furono trovati quattro chili di eroina purissima per un valore, all'epoca, di tre miliardi.
Era la prova del 'teorema Giuliano'. Teorema che sarebbe rimasto tale se all'appello fossero mancati i soldi o la droga. Invece il teorema trovò nuova conferma quando all'aeroporto Kennedy, gli agenti dell' antinarcotici di New York furono altrettanto fortunati, riuscendo a mettere le mani sull'eroina, dal valore di dieci miliardi, appena sbarcata da Palermo.
Le intuizioni, la tenacia, l'intelligenza si coniugavano anche ad ottimi studi, all'ottima conoscenza dell'inglese, che lo aveva portato a frequentare, nel 1975, il corso dell'FBI in Virginia, unico poliziotto italiano allora prescelto. Non fu un caso che durante la sua 'reggenza' della Mobile, agenti e funzionari dell' FBI o della DEA, furono di casa. Una sinergia tanto preziosa per le indagini, quanto devastante - come abbiamo visto - per i narco trafficanti.
Aveva pestato troppi piedi Boris, toccato troppi interessi, fatto bruciare troppi capitali e chi tocca i soldi di solito muore, come gli era stato preannunciato in una telefonata alla Questura di Palermo, rivelatasi poi tragicamente veritiera. Giuliano venne colpito in un bar, dopo aver consumato l’ultimo caffè della sua vita e alle spalle, probabilmente per evitare qualsiasi reazione da lui, che era un eccellente tiratore.

martedì 15 luglio 2008

su Eluana Englaro


I grandi temi etici sono i più delicati, i più controversi, proprio perché, attenendo all’etica, alla coscienza, alle convinzioni, non hanno una giustezza univoca e si prestano a differenti letture, a diverse prospettive. Su questioni come aborto, eutanasia, pena di morte il torto e la regione si compenetrano in ogni posizione e manca una oggettiva e incontrovertibile verità.

Per questo vorrei parlare di Eluana Englaro a titolo personale, senza esprimere la posizione del mio giornale, del mio partito, dell’istituzione di cui faccio parte. Non ne parlo per ragioni politiche, non ne parlo da credente.

Eluana Englaro è una donna viva, che respira da sola, con tutte le funzioni fisiologiche sane , senza particolari cure mediche. Da 16 anni è prigioniera di uno stato di incoscienza del quale non conosciamo i contorni, ma del quale non possiamo giudicarne la dignità. Eluana ogni mattina apre gli occhi,viene lavata, girata ogni due ore nel suo letto, portata all’aria aperta. In nome di quale pietas una sentenza dovrebbe invece staccarle la spina e chiuderla in una bara? Siete sicuri che starebbe meglio qualche metro sottoterra? Caro signor Englaro a lei va tutto il mio rispetto e l’ammissione di non poter nemmeno concepire il suo dolore. Ho specificato prima che il mio è un discorso personale, senza pretese dogmatiche, ma penso proprio che se fosse capitato a mia figlia avrei preferito, sempre e comunque andarla a trovare in un letto di ospedale piuttosto che in un cimitero. Per questo motivo il mio plauso e la mia ammirazione sono per Suor Albina Corti e le altre religiose che dal 1994 ogni giorno si prendono cura di Eluana; per loro non è un vegetale ma una donna viva e come tale la trattano