Generale, vorrei iniziare da quel 5 giungo 1975, cosa ricorda di quel giorno? Il 5 giugno 1975 segna la mia vita, nel bene e nel male finisce un'epoca e ne comincia un'altra, sono passati 30 anni. Mi avevano comunicato dalla centrale della mia compagnia che era stato sequestrato, presumibilmente, un industriale Gancia, il re dello spumante, nella provincia di Asti, precisamente a Canelli, e io come tutti i miei colleghi prepariamo i posti di blocco com’erano previsti attendendo quanto prima di sapere se corrispondeva al vero o meno questa notizia, erano le 16:30 circa del giorno 4, verso le ore 18 arriva la conferma che era stato sequestrato in quanto era stata trovata la sua macchina abbandonata lungo la strada, contestualmente era stato preso un certo Maraschi, un ragazzotto di 20 anni il quale aveva fatto un incidente stradale lievissimo toccando una macchina e il proprietario di questa macchina l’aveva seguito perché non si era fermato ed essendosi impaurito vedendo i Carabinieri che transitavano nella zona, si era buttato nei campi facendo impantanare l’auto, al che il Maraschi si dichiarava prigioniero politico. Io vado con i miei uomini in perlustrazione fino alle quattro del mattino, verso le 4:30 rientriamo. Il giorno successivo era la festa dell’Arma ed io dovevo mandare alcuni miei militari ad Alessandria per la cerimonia con i reparti schierati ma il mio Colonnello mi dice di rimanere in zona per continuare le ricerche di Gancia. Poche ore dopo esco nuovamente portando con me il maresciallo Cattafi e l’appuntato D’Alfonso che ra venuto da me solo un mese prima, D’Alfonso aveva donato assieme a me il sangue alla moglie di un nostro appuntato 3 giorni prima, dico questo particolare perché quando si dona il sangue si ha diritto ad una breve licenza ed il povero appuntato me la chiese per tornare dalla moglie ed i figli che non vedeva da un mese. Eravamo in piena campagna elettorale, dopo qualche giorno ci sarebbe stato un comizio del MSI ad Acqui, gli dico che doveva aspettare qualche giorno e che gli avrei concesso la licenza nell’intervallo tra il comizio e le elezioni. Guidavo io la macchina( il mio autista era ad Alessandria per la parata) Ci fermiamo a prendere un caffè in piazza ad Acqui, ma la mia mente continua a ripensare al sequestro e alla zona. L’anno prima era stato sequestrato Sossi, io conoscevo benissimo la zona ma non il punto dove era avvenuto l’incidente. Dopo il caffè decido di andare a salutare il procuratore , mio amico fin da ragazzo, al quale riferivo quotidianamente sul mio lavoro investigativo. Non lo trovo, era presente il sostituto Busso che mi dice di attendere 5 minuti, se mi avesse fatto entrare l’intera operazione non avrebbe avuto luogo. Nell’attesa mi metto a parlare con il nucleo di polizia giudiziaria della procura, chiedo se c’era qualcuno disponibile a condurmi ai ruderi del castello sopra Ristagno (sempre provincia di Alessandria n.d.r.), si offre l'appuntato Barberis che era in borghese mentre noi eravamo tutti in uniforme. Mi metto ancora alla guida e andiamo su, arrivati ai ruderi, guardiamo bene, c’erano le grate, giù c’era una comunità di drogati. Immettendomi dalla strada di campagna a quella provinciale noto una 500 verde, guardo l’autista, mi guardo pochi minuti con l’autista e riparto, al che il maresciallo mi propone di controllare 3 casolari limitrofi, era una bella giornata, una signora sbatteva i materassi alla finestra, scambio qualche parola con lei, siamo In Piemonte eh lì c’è il concetto che il contadino è un industriale della terra, scambio due parole con un'altra signora finchè arriviamo alla cascina Spiotta: era tutto chiuso, c’erano tre macchine posteggiate sotto il porticato,busso, c’era scritto “ Mara Caruso”, ribusso-nulla. Io e il maresciallo tentiamo di aprire le macchine e controllare i libretti di circolazione, sia ben chiaro: noi cercavamo i brigatisti e non, come ha sostenuto qualcun altro, stavamo facendo una merenda. D’Alfonso mi riferisce di aver udito, all’interno, una radio e di aver riconosciuto la voce del nostro operatore. Chiaramente erano sintonizzati sulla nostra centrale operativa e ne avevano una seconda sintonizzata sulla centrale della Polizia, lì ad Acqui c’era la polizia stradale. Ribusso ormai quesi certo che qualcuno doveva trovarsi all’interno e contemporaneamente ordino a Barberis di spostare la macchina, non so perché l’ho fatto, forse pensando che la cascina potesse fare da muro per la radio, nel 1975 non avevamo la radio di adesso e spesso le comunicazioni erano difficoltose in presenza di schermi, comunque gli dico di avvisare la centrale chiedendo rinforzi, una comunicazione che è stata udita anche dai brigatisti che dormivano all’interno, lei si affaccia, io la vedo, la vedo attraverso le persiane di legno, tipiche dell’epoca, mi ricordo che lei aveva una permanente. Quando la invito a scendere lei si ritrae, è chiaro che aveva qualcosa da nascondere. Ci siamo disposti intorno alla cascina quando un uomo apre la porta domandandoci cosa volessimo, come se non fosse evidente quando tre carabinieri si presentano in divisa alla tua porta! Gli dico di mostrarci i documenti, io ero armato con un M1 (arma lunga) ma dopo pochi istanti odo le grida “Attento!Attento!” e vedo solo una cosa rossa davanti al viso, mi aveva lanciato una bomba a mano, io ho istintivamente alzato il braccio sinistro, ho sentito una sberla, una botta, ma nessun dolore, assolutamente nessun dolore, il timpano fischiava ed il braccio era saltato di netto, la fortuna è stata che il calore della bomba aveva chiuso i vasi sanguigni, altrimenti sarei morto dissanguato. Non ho perso conoscenza ma sono rimasto concentrato sull’azione. I terroristi escono fuori, uno salta nella sua macchina provando a fare marcia indietro, lancia la seconda bomba che però non ferisce nessuno, esce fuori l’appuntato D’Alfonso, che cerca di speronarlo con la banana, il paraurti delle macchine di quegli anni, impedendone la marcia indietro, in questo tentativo D’Alfonso cade in terra, la donna (Mara Cagol) esce e gli tira un colpo in testa secco, l’ho visto con i miei occhi, lui è già cerebralmente morto, anche se poi morirà solo l’11. Ripensando a tutto ciò mi vengono i nervi, dal momento che loro parlano di esecuzione da parte nostra!! Io sono fuori gioco anche se sono lì ma Cattafi e Barberis sono illesi e riescono a frenare la fuga della Cagol che intanto aveva tamponato. La Cagol si arrende, ripeto si arrende, alza le braccia, intanto l’altro, di cui non farò il nome, quello che aveva lanciato le bombe, aveva altre due bombe, ne lancia una terza a Barberis urlando alla Cagol di scansarsi, Barberis si china e la schiva, la Cagol tenta di scappare, lui tira e la prende sotto l’ascella sinistra con foro d’uscita dal fegato (Barberis era più alto della donna). L’uomo, l’eroe a quel punto scappa.
Si trattava di Renato Curcio?Non era Curcio, come si è ipotizzato, Curcio per me è quell’individuo che ho incrociato nella 500 verde, lui dice che era Milano, per me erano tutti a Torino. La sera che ero stato in perlustrazione ho visto arrivare un furgone che poi fu ritrovato il giorno dopo. Loro erano arrivati tardi, avevano consegnato a Torino una lettera in cui chiedevano il riscatto per Gancia e la mattina stavano dormendo in quella cascina tanto è vero che fu ritrovato nella cascina solo un tegamino con un po’ di carne cotta tritata, non c’era né caffè né altro, sembrava quindi un covo secondario. Probabilmente quando l’ho incrociato nella 500 verde il professore (ironico n.d.r.) era andato a comperare i giornali e del cibo, lui sostiene che non era vero ma la famosa 500 verde fu poi ritrovata. Il conflitto a fuoco era ormai terminato,Gancia viene trovato e liberato ma io ero mutilato, D’Alfonso e la Cagol morti, fu Dalla Chiesa a riconoscere nella donna Margherita “Mara”Cagol Sul fatto, che è stato scritto, circa una nostra esecuzione della Cagol, ma lei è morta in un conflitto a fuoco, chiedete a Caselli, chiedete a Violante che parteciparono al processo di Torino contro Maraschi, vi pare che avrebbero nascosto qualcosa? Lei è morta così, io dormo tranquillo, gli altri miei colleghi purtroppo non ci sono più, ma è stato un conflitto a fuoco. Son passati 30 anni, la guerra è finita, i nemici si stringono le mani, possiamo anche dire che va bene anche se non accetto che ce li ritroviamo in Parlamento, all’università. Chi è morto è morto ma chi è vivo non è che sia molto allegro.
Scalzone torna in Italia, la Balzerani viene scarcerata, Curcio tiene lezioni all’università, come spiega il fatto che questi personaggi siano così longevi così come le B.R, attive fino a pochissimi anni fa? Non è facile mi creda! Noi abbiamo giurato di essere fedeli alla Repubblica, il discorso è che gli scheletri nell’armadio non li ha solo una parte e per questo motivo è stato tutto messo a tacere è pesante quello che dico e non si spiegherebbe in altro modo. Si parla di terrorismo islamico, di terrorismo internazionale e di terrorismo italiano? Tutte le altre nazioni non hanno chiuso dando dei soldi a Tizio, Caio, Sempronio, facendo orfani di prima, seconda, terza categoria, del terrorismo, del dovere, della criminalità organizzata, quando alcuni di questi orfani si incontrano si chiedono di quanti soldi gli hanno dato! Si può arrivare a questo punto? Qualcuno mi ha riferito che la Balzerani ha offerto dei soldi, per avere la possibilità di essere libera, e sostiene di aver contattato le vittime del terrorismo ma lei non ha mai chiesto perdono e nessuno glielo concede. Ripeto è una fase che si vuole chiudere in fretta, gli scheletri ci sono da ambedue le parti, si cerca di tappare la bocca con il denaro e non è giusto, capisco che vedove ed orfani devono andare avanti ed accettano quello che gli si da ma che si dimentichi così in fretta no. Io so di 132 vittime del terrorismo tra giornalisti, magistrati, forze dell’ordine che nessuno conosce, chi conosce il colonnello Tuttobene trucidato a Genova con il suo autista del quale ci è stato detto che non era più necessario celebrarne la messa!! Ma stiamo scherzando?Italiani svegliamoci!
Lei ha parlato di scheletri, recentemente un suo collega Niccolò Bozzo ha denunciato infiltrazioni massoniche nei vertici dell’Arma, quanto ha pesato tutto questo sul vostro lavoro investigativo? Premetto che io non sono massone e non ho una grande considerazione per la persona che ha citato, io faccio parte di questa istituzione, ci ho creduto, mi sono laureato, non sono venuto perché non avevo dove andare. L’Arma non è perfetta, solo Dio è perfetto, ma aspettare di andare via per sputarci sopra….anche io ho le mie recriminazioni ma non le faccio in pubblico. Erano momenti difficili, si passava da una generazione all’altra. Nel 70-75 si arruolavano pochissimi, le stazioni le mandavano avanti in tre militari ma si andava avanti, Dalla Chiesa era già di idee più moderne rispetto a quella generazione troppo legata alla gerarchia, quando con i miei uomini andavamo alla ricerca di Sossi abbiamo setacciato 1623 cascine e ville ad Acqui e al confine con il savonese e con il genovese, nel marzo 1975 Dalla Chiesa chiese di segnalare quelle cascine o quelle ville che erano state acquistate da gente non del posto, io segnalai alcune cascine e la risposta arrivò a giugno, la cascina risultò acquistata da acquirente sconosciuto, perdemmo mesi ad indagare su questa persona fantasma, oggi questo non accadrebbe più. Andare quindi a dire che alcuni erano venduti non giusto, certo c’erano alcuni che tiravano acqua al proprio mulino, altri che puntavano a fare muro…all’altra parte ..ma l’Arma era compatta ed era rimasta compatta.
Si sostengono molte teorie su quegli anni, che l’Italia fosse stata a sovranità limitata per le ingerenze americane qual è il suo pensiero? E’una domanda forte, le potrei dire: che sta succedendo a Vicenza? Le regole vanno rispettate, così come le alleanze, non può una minoranza fare i blocchi ferroviari e stradali e decidere di una nazione. 30 anni fa avete ottenuto risultati straordinari senza i mezzi di oggi, quali erano i vostri metodi? Veniamo da una certa scuola, siamo quelli che siamo perché la struttura è quella che è, sana e preparata. Ho comandato il nucleo investigativo di Savona, sono stati a Milano ai tempi di Piazza Fontana, l’anno dopo ci fu un attentato ai cantieri Varazze, nei cantieri Maglietto i migliori costruttori di motoscafi, furono bruciati i cantieri perché c’erano due barche di Agnelli. Io ero in ufficio alle 3 di notte quando ci comunicarono di questo incendio, riusciamo a spegnere le fiamme quando mi si avvicina una coppia, il ragazzo mi dice di sapere chi era l’autore dell’incendio e che lo stesso era vestito da vigile urbano ed è salito su una Ford targata Savona, subito avviammo le ricerche al P.R.A, mi rispondono che la macchina era d’un maresciallo dei carabinieri che ammette il possesso ma dice di averla data alla Ford, di corsa rintracciamo quello della Ford che l’aveva venduta ad un ragazzo risultato essere un anarchico. Nel 1970 non si poteva interrogare nessuno salvo casi eccezionali, quindi per interrogare quel ragazzo chiesi l’autorizzazione del magistrato. Una volta accordata procedo all’interrogatorio e l’anarchico spavaldo non nega l’incendio anzi se ne vanta, tutto questo era stato fatto per ricordare Piazza Fontana. Nella macchina troviamo tutte le prove tra cui la tanica di benzina, durante il processo prende 4 anni ma dopo 2 viene assolto per insufficienza di prove. Noi con i nostri pochi mezzi avevamo raccolto tutto il possibile ma era già nata una corrente particolare della magistratura che si era ormai divisa.
Come mai i nuclei speciali durano poco?Penso anche ai Ros del Capitano Ultimo Quando noi operavamo anni fa non eravamo Umberto Rocca o Paolo Rossi ma eravamo l’Arma dei Carabinieri, non c’erano nomi, i nomi sono venuti poi perché l’opinione vuole avere un riferimento, un eroe, una primadonna. Nel caso di Dalla Chiesa è diverso, è stato un uomo come ce ne sono stati pochissimi, molti dicono che erano con lui riempiendosi la bocca, io l’ho avuto come comandante di Brigata, Dalla Chiesa rischiava di persona e ha rischiato di persona.
Come ha vissuto il caso Moro? Una tragedia nella tragedia ma anche lì quante se ne sono dette!! L’italiano ha molta fantasia. Quel giorno era alla Magliana negli alloggi di Villa Bonelli, mi telefona un amico che mi informa dell’accaduto. Di quei giorni ricordo la frenesia che portò anche ad errori investigativi come Gradoli che era una via di Roma ed invece fu setacciato l’omonimo paesino. Comunque io non posso pensare che dei colleghi abbiano depistato le indagini altrimenti crolla tutto! Moro era l’uomo che doveva essere sacrificato perché aveva delle idee politiche diverse ma non possiamo dire che Andreotti ha fatto fuori Moro perché gli dava fastidio, le BR avevano iniziato la loro seconda fase, la prima in cui si nascondevano in campagna era finita nella cascina Spiotta, eravamo nella fase due quella più cruenta e militare di Moretti. Hanno cominciato a nascondersi in città perché hanno capito che era più facile nascondersi, salutando i vicini e fingendosi persone normale e perbene che poi ammazzavano la gente per strada. Chi ha pilotato tutto?ribadisco che scheletri nell’armadio li hanno tutti. Se io volevo fare politica avrei avuto molte possibilità ma ho preferito l’Arma….la politica non ha limiti.
Lei il 31 marzo 2007 è andato in congedo dopo una onorata carriera, quale messaggio vuole lasciare? Ormai siamo arrivati, l’età è quella che è, la ruota gira, nessuno è indispensabile. Dalla parte operativa sono passato a quella più sedentaria tra 4 mura come grande invalido anche se tale non mi sentivo. Sono diventato appassionato della storia dell’Arma, che ha due secoli dove ne abbiamo passate di cotte e di crude, la storia dell’ Arma è la storia d’Italia, il nostro paese dovrebbe lasciarsi alle spalle gli egoismi e i particolarismi per identificarci in un unico paese. La nostra bandiera l’ha dovuta riesumare Ciampi solo recentemente, finalmente qualcuno canta l’inno nazionale, se l’Italia finalmente saprà maturare potrà guardare con serenità quello che è avvenuto e guardare al futuro ma non è facile. Mi auguro che i miei nipoti possano vivere in un paese che merita il rispetto del mondo, noi abbiamo portato la civiltà nel mondo e spesso ce ne vergognamo. Non chiamiamo più le Legioni dei Carabinieri così, come a voler troncare il legame con quelle romane. I giovani all’università non possono sentire i terroristi che giustificano i loro atti dicendo che il paese era sbagliato e loro stavano dalla parte giusta. Chi ha lottato contro loro viene volutamente dimenticato, io nel 68 ero dalla parte giusta che poi è diventata la parte sbagliata.
Manuel Fondato